Il risveglio di un barbone.
Punti di vista, strada, rumori. Buste di plastica e fardelli. Inizia un giorno nuovo. Diverso. Perché tutti i giorni sono diversi.
Gesti, domande, risposte. Il suo sogno, il suo passato… Una danza. Dov’è il mondo? Al di là o al di qua della porta? Sulla strada.
Il senso è nell’entrare dentro.
La forza è quella del trascinare dentro.
Il fine è quello di confondere, di porre domande, di lasciare spazio a migliaia di verità.
Movimenti interiori ed esteriori di lentezza, dis-equilibrio, attenzione, solitudine, moltitudine, sguardi…compenetrata con l’impercettibile movimento della danza, capace di rendere tridimensionale il sogno di un amore passato, di uno squarcio di vita perduto, della realtà abbandonata…
Lo spettacolo interseca su più piani il teatro di movimento, la danza, la poesia (Jack Hirschman, uno fra i più grandi poeti americani contemporanei;poesie e creazione degli stessi “barboni”) e l’irresistibile fascino della musica di Gavin Bryars: il canto struggente di un homeless londinese; inoltre, suoni, voci come strumenti, incroci di segnali sonori, accompagnano il passaggio fra le infinite realtà…
La sinergia fra i diversi linguaggi – riconducibili ad un’estetica di teatro poetico e di impegno sociale – fa sì che l’azione suggerisca un’esperienza che possa essere condivisa dallo spettatore.
Con questo progetto il teatro contamina la finzione con la realtà, rende visibile – in un luogo inaspettato – una quotidianità dolorosa senza renderla docile e gradita; cerca di mostrare l’uomo “senza fissa dimora” nei suoi giorni diversi; va oltre i punti di vista, ferma l’attenzione su uno stato dell’animo sempre in bilico fra il ricordo e la sopravvivenza; produce un confronto fra linguaggi, lasciando che la poetica, la verità degli “ultimi” scompigli, ancora una volta, la razionalità.