Va in scena il 15 maggio alle ore 21,00 al Teatro Biblioteca del Quarticciolo, il nuovo allestimento de “Il Labirinto”, lo spettacolo creato da Argillateatri sui testi di autori da Ovidio a Durrenmatt, tutti affascinati dal mito profondamente radicato del Minotauro, dell’esclusione, della ricerca interiore, della rinascita.
Il Labirinto
Perdersi e ritrovarsi nei racconti dei labirinti – da Ovidio a Durrenmatt
con
Ivan Vincenzo Cozzi, Giorgia Furbetta, Giorgia Guerra, Nicola Liberato, Ermenegildo Marciante, Giordana Morandini, Alessio Rizzitiello, Giuseppe Vitolo
con la partecipazione di Giuseppe Luciani
REGIA: Ivan Vincenzo Cozzi
Riduzione e adattamento: Isabella Moroni
Musiche: Oscar Bonelli e Kalipada Adikhary
Progetto Scenografico: Marco Berrettoni Carrara
Décor: Brunella Petrini
Il progetto è stato realizzato in collaborazione con il
Centro Culturale Polivalente Giorgio Morandi – Municipio Roma VII
La storia di Arianna, Teseo e Minosse, del labirinto e del Minotauro ha conquistato molteplici autori ed ognuno di loro ha inventato un’immagine di labirinti che si affianca o si sovrappone a quella degli altri creando un gioco di specchi, una complessità della parola e del gesto.
Il labirinto è percorso. E’ passaggio che poi si trasforma in traversata, in “prova”, e da prova in iniziazione ad una nuova vita, in rinascita.
Il labirinto è percorso della memoria, cammino obbligato che tiene desta la capacità di ricordare, viaggio dell’uomo verso il suo centro e, viceversa, dal suo profondo verso gli altri, ma anche rete digitale, tracciato di migrazioni, luogo di reclusione/esclusione…
Ogni civiltà ha il suo labirinto.
In ogni labirinto è racchiuso un Minotauro. Un essere diverso. Un essere che è il prodotto e l’essenza della stessa civiltà: una presenza ancestrale, ingombrante, un simbolo di cui si è -in qualche modo- schiavi, e che si deve nascondere e tutelare, dimenticare e conservare.
Ed ogni Labirinto, per esistere, ha bisogno di un Teseo. Di un eroe che ne scardini il senso e conduca la civiltà ad un nuovo stadio, ad una rigenerazione.
Tanti sono dunque i labirinti e tutti finora sono stati costruiti nel cuore della civiltà.
I labirinti reali, man mano che il progresso avanzava sono diventati labirinti mentali, di leggi, di forme, di organizzazioni sociali: città-labirinto, strade-labirinto, ospedali-labirinto… tutti labirinti all’interno dei quali si nasconde, si tutela, ma troppo spesso si dimentica la civiltà occidentale diventata a sua volta un mostruoso Minotauro che non può più confrontarsi con le altre civiltà e preferisce fagocitarle, in attesa del proprio Teseo.
Questi labirinti con i loro simboli verranno proposti provocatoriamente nel cuore del mito, si intrecceranno o si sovrapporranno all’immaginario romantico di Asterione, Arianna e Teseo per offrirci uno spunto in più di riflessione: quella sulla nostra stessa diversità.
Il progetto di questo spettacolo nasce da una lunga ricerca sul mito di Arianna, Asterione e Teseo, si è nutre delle tradizioni arabe, dei Carmi di Catullo e dei canti di Ovidio, delle visioni di J.L. Borges e della chiarezza moderna sulla diversità di F. Durrenmatt.
Il Minotauro, infatti, è un simbolo capace di attraversare i secoli, il pensiero ed il linguaggi. E’ capace di riassumere emozioni, immaginario e memorie: dal “mostro” cretese, all’eroe della tauromachia, dall’animale lunare della fecondità al “diverso” della quotidianità attuale.
E’ per questo, dunque, per evidenziare la diversità e (ri)conoscere la voce degli “altri” che questa partitura drammaturgica si avvale della partecipazione di culture nuove per l’Occidente, che portano saggezze, esperienze, narrazioni e canti da altrove, che portano le voci, le lingue, la rabbia e la speranza dei nuovi Teseo.
Nell’allestimento del “Labirinto”, grazie alla partitura fisica acrobatica (sfida all’espansione nello spazio), la lettura verticale del movimento rappresenta un’elevazione del gesto, dell’intenzione e del pensiero.
Il labirinto è ovunque: il gesto è labirinto, lo stile fluido, i periodi che si snodano e si rincorrono sono labirinto; il trabattello è labirinto. Questa struttura di metallo alta cinque metri, rappresenta il cuore, la stanza centrale del labirinto, il luogo all’interno del quale avvengono le azioni, dal quale le azioni esondano, in cui s’annidano le voci ed i movimenti prendono il volo.
La messa in scena è basata sull’equilibrio delle diverse forme d’espressione utilizzate per la realizzazione del testo: musica, lettura, linguaggio del corpo, ricerca ed elaborazione di testi brevi e taglienti che sottolineano i movimenti degli attori ed il linguaggio della straordinaria struttura scenica capace di moltiplicare le possibilità espressive del gesto.
L’azione, per la grande forza espressiva e ritmica delle differenti scritture, si avvale della interpretazione e collaborazione dell’interprete musicista che ha reinventato i testi rivelando, attraverso la musica, tutta la forza insita in questi.
La collaborazione tra parola e musica crea una sinergia che esalta la drammaticità del testo e lo rende estremamente fruibile grazie alle suggestioni ed alle emozioni evocate dai misteriosi strumenti che provengono dalla tradizione sciamanica, dal Tibet, dall’India e dalle tribù aborigene dell’Australia.
Il Labirinto
15 maggio 2010 ore 21
Teatro del Quarticciolo
Via Ostuni, 8 – Roma