Immaginiamo questo sterminato territorio dove sorgono città che raramente confinano l’una con l’altra. Uno spazio dove per raggiungere una città occorre camminare per giorni e notti, superare foreste, macinare leghe, oppure arrivarvi dal mare.
Come si può rendere su un palcoscenico tanta immensità? La parola, certo, ma anche quella ha un limite, quello del significato, e allora?
Ma sì, con la musica.
È per questo che abbiamo chiesto di ideare le musiche per il nostro allestimento di Le Città Invisibili a Tito Rinesi, compositore creativo i cui lavori sanno di mondo, di scambio, di ricerca e di esperimenti
Le musiche originali create per Le Città Invisibili sono frutto di un profondo lavoro di ricerca sul testo. Rinesi ha voluto trasformare le parole e gli oggetti in suoni e sonorità evocative; i ritmi inseguono o anticipano le azioni: rumori di mercato e di carovane, cori classici e armonie contemporanee introducono e sostengono le città o i dialoghi fra Marco Polo e Kublai Kan, chitarre di fado s’abbracciano a accenni hip hop…
Ad ogni inizio un segnale forte (il richiamo del Muezzin alla preghiera, il canto armonico dei monaci gyuto tibetani…) provoca sospensione, stupore ed accompagna lo spettatore fino al cuore della scena.
Vi lasciamo all’ascolto di un estratto dal brano Le Città Invisibili che svela ed introduce lo spettacolo.
Lo potete scaricare da qui:
https://drive.google.com/file/d/0B31hFTHcnpKmQm1tRHZpNXIzSW8/view?usp=sharing