Antico e crogiuolo, creatore e distruttore; bellezza e inferi e soprattutto mare, scrittura, leggi, architettura, astronomia. E fede.
È questo l’oriente mediterraneo che s’estendeva dalla Sicilia alla Mesopotamia, che profumava di gelsomino, che inneggiava all’amore come unica chiave per entrare in comunione con il divino.
È questo l’oriente mediterraneo che ci ha nutriti e ci ha plasmati, dal quale abbiamo ereditato il pensiero, il fare di conto, i miti e lo spirito.
Come potremmo fare poesia se non fossero esistite le lodi dei melograni succosi, rossi come rubini o i simboli della forza e della giustizia racchiusi nei pilastri che sorreggono una casa?
Come potremmo navigare senza la bussola o domare la terra senza ciò che ci ha donato l’oriente che s’affaccia sul mare della mitologia, quel Mediterraneo blu scuro come l’abisso, striato da migliaia di luci quando il sole o la luna vi si specchiano dentro; quel mediterraneo punteggiato di isole che lo coronano e lo intralciano nella furia che si spinge oltre le colonne d’Ercole?
Da questo oriente dove le guerre non sono mai finite davvero, da questo oriente in cui alcuni paesi sono stati distrutti e sventrati per millenni, in cui ancora non smettono di cadere bombe e di gridare gli esseri umani; da questo oriente da dove partono coloro che approdano qui, dove vivono donne private di tutto, dove la poesia prende strade ancora più dolorose, arrivano i versi che possono condurci alla Montagna dell’Anima.
Ma cos’è la Montagna dell’Anima e da dove arriva e perché ne abbiamo fatto il titolo di una mise en éspace (o una lettura teatralizzata come più ci piace chiamarla)?
Viaggio alla Montagna dell’Anima è il titolo dell’opera di Gao Xingjian, che racconta di un viaggio verso il luogo in cui “tutto è allo stato originario“. Un viaggio che si trasforma in un’avventura attraverso il passato, il presente, la letteratura.
E questo è anche il nostro viaggio, fra Persia, Turchia, Palestina, Marocco, Siria, Afghanistan,ma anche India e Grecia attraverso la poesia e il canto, arti che si accordano e si compenetrano e provengono dal mare dove abbiamo risieduto tutti prima di farci umani.
Un brano del libro di Gao Xingjian per iniziare e poi addentrarci nelle parole di Jalāl al-Dīn Rūmī, il poeta mistico fondatore dei dervisci rotanti, così profuso di interiorità e di anima da raccontare, nei suoi versi, la realtà vista con gli occhi del creatore.
Sono parole di vita reale, di sublimazione, sono modi di essere qui mentre tutto si compie, senza guardare indietro né in avanti.
Oltre a quelle di Rumi, ecco quelle di altri poeti come Khwaja Abdullah Ansari che racconta la sua vittoria contro il dualismo; Al Maghribi e la sua lista di oggetti e attitudini che servono per diventare “compagno della Verità“, oppure Ferdowsi, Onide Hamza, Omar Khayyam, o donne come Rabi’a al-Adawwiyya e molti altri fino ad arrivare anche oltre il Mediterraneo ed in epoche più recenti, verso i pensieri di Jiddu Krishnamurti o, ai nostri giorni, fra le donne dell’Afghanistan cui è stata tolta la possibilità di studiare, di lavorare, di esistere come ci ricorda Mahbubeh Ebrahimi o fra i resistenti della Palestina (Samih Al – Qasim, Mahmoud Darwish) o fra i ricordi e le celebrazioni che Maram al Masri fa di Wallada, poetessa al cui presente torna “per risvegliare il tuo ricordo e risveglio il mio ricordo“.
Viaggio alla Montagna dell’Anima sarà presentato alla Libreria Teatro Tlon il 1 dicembre prossimo alle ore 19,30
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