Donne sagge, sante, streghe, ciarlatane e guaritrici. Sono tanti gli appellativi, che nei secoli e in epoca contemporanea, sono stati affibbiati alla figura ancestrale della domina herbarum, erborista del popolo dalle origini sacre.
Lo spettacolo Herbarie, in scena dall’8 al 13 ottobre, alle ore 21,15 è centrato sulla tematica storica delle erboriste medievali, definite sagge e sacre per il popolo ma pericolose per il potere, tanto da essere condotte al rogo. Rito punitivo con il quale veniva cancellato il “sapere femminile”.
Herbarie, pièce teatrale sulle erbe, il potere e le donne dona espressione al “teatro civile” e alle tematiche di “genere”.
Sulla scena Lucia, la giovane herbaria che ha imparato a leggere e scrivere ed ora possiede il sapere della medicina naturale. La donna, ripercorre la storia della sua famiglia: della nonna Mercuria che ha tramandato alla figlia Caterina e, dunque, a lei stessa la sua sapienza. Mercuria, Caterina e Lucia, nella loro terra sono le farmaciste che coltivano le erbe medicinali; sono le levatrici che vanno di casa in casa, sono i punti di riferimento imprescindibili per il popolo. E sono anche le “accabadore”, coloro che sanno dare la buona morte.
A spezzare il sodalizio e a cambiare il corso della storia, sarà un inquisitore, la cui figura appare anche come una proiezione del nostro tempo, ancora permeato del risentimento della medicina dotta e maschile nei confronti di quella popolare e femminile che si avvaleva dell’ascolto del paziente e dell’esperienza diretta sul corpo. Mercuria alla fine soccomberà ma le altre proseguiranno nei secoli, tramandando sino ai nostri giorni gli antichi saperi.
Tre donne in Herbarie, legate alle ritualità del femminile, alla natura e alla cura, elementi che rappresentano, fin dai primordi, la loro libertà espressiva. La drammaturgia si muove fra la dedizione e la ribellione; fra l’anima creativa e quella politica delle donne, escluse per secoli dai libri e dalla scienza ufficiale. Una narrazione centrata su eventi storici, che conduce passo dopo passo a scoprire sia il lato vitale, sia quello buio del rapporto fra donna, guarigione e potere. Una storia nella quale ciascuna interprete incarna una sapienza diversa: quella antica, oracolare, che viene dagli archetipi; quella contemporanea legata all’uso pratico delle piante e quella del futuro.
Ridefinire la narrazione della donna e delle sue competenze; rivalutare le medicine antiche e profonde come l’erboristeria e il senso più vero ed umano dei ritmi naturali, fare luce sulla medicina delle donne, per anni nascosta dai libri di storia. Sono queste le motivazioni portanti di uno spettacolo nel quale non è difficile trovare affinità con la condizione attuale delle donne, anche alla luce dell’involuzione culturale che i tempi stanno determinando e che, solo raccontando, sarà possibile fermare.
Un invito alla meraviglia della scoperta di un mondo, spesso sconosciuto, fatto di “saperi” e possibilità perseguitate, oscurate, ridicolizzate, fino a farle scomparire nell’immaginario della stregoneria e dell’imbroglio.