Herbarie. L’emozione, la meraviglia

Sei giorni di repliche, sei giorni di attenzione, di gesti ripetuti, di nuove conquiste da parte delle attrici. Sei giorni in cui abbiamo visto crescere lo spettacolo, le voci e i gesti delle interpreti; il significato delle azioni, il ritmo delle canzoni, le luci e le ombre del disegno luci e, su tutto, l’emozione del pubblico.

Come tutti i nostri spettacoli, anche Herbarie è in continua evoluzione. Un work in progress che si costruisce sull’approfondimento, ma anche e soprattutto, sullo scambio avuto con gli spettatori alla fine delle varie rappresentazioni.

Parlare con il pubblico, chiedergli di fermarsi, raccontare e, ancora di più, ascoltare, è piacere, gioia, ed anche un atto di coraggio che svela nuove strade da percorrere.

Così è arrivata l’idea di ricoprire il palco di foglie e quella di utilizzare sempre più piante fresche che, oltre ad evocare la conservazione delle erbe, ne rendessero anche il profumo.

Così sono mutati alcuni costumi, come ad esempio il mantello dell’Inquisitore che diventato una macchia rossa come il potere del sangue versato. Rosso che spezza l’armonia dei colori della madre terra e cerca di stroncare ogni speranza.

Con il pubblico parliamo di Teatro, ma anche della storia. Questa volta ci hanno colpito gli interventi di due mediche e di un’infermiera. Tutte molto toccate dall’attenzione che il testo dà alla malsana abitudine della medicina attuale di non considerare il malato, ma solo la malattia.

Eppure sembra che i tempi stiano lentamente cambiando, che la richiesta nascosta e timorosa di molti pazienti stia piano piano intaccando il potere sconfinato sull’anima e sul corpo attribuito ai medici.

Una di loro ha scritto sul quaderno “… ci stiamo risvegliando“. E se l’empatia e l’attenzione al malato si risvegliano, si risveglierà anche la cura.

Grazie a Claudia Fontanari, Brunella Petrini, Elena Stabile. Grazie al tecnico David Barittoni, grazie a Silvia Pietrovanni per il testo, grazie a Ivan Cozzi per la regia piena di coraggio e passione.

Grazie a tutto il pubblico senza il quale non ci sarebbe il Teatro vero.

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