Nel tempo sospeso del virus è stato difficile (e lo è ancora molto) comprendere le motivazioni di molte scelte. Così come l’affidarsi a questo o a quell’esperto e, ancora di più l’aver deciso che doveva passare solo la narrazione della paura. E così via.
Sul Teatro, ad esempio, la confusione regna ancora oggi sovrana. Ci si muove burocraticamente come se si trattasse di un settore uguale agli altri, come se non calcassero i palcoscenici migliaia di invisibili, attori e tecnici e associazioni che non hanno nessun aggancio ufficiale, ma che sostengono la cultura.
Ma il Teatro è il luogo magico dove gli Dei si manifestano non tanto come apparizione, quanto come epifania interiore nei partecipanti al dramma scenico, in una vista potenziata che ispira tutti: attori, spettatori, scrittori.
Di questa magia ci rende artefici lo sguardo di Giulietta Stirati che ha scritto un’articolo sulla necessità del Teatro (ai tempi del Coronavirus) e su Argillateatri. (L’articolo è stato pubblicato su Mimì, l’inserto culturale del Quotidiano del Sud).
