Il progetto, bellissimo, di recuperare la romanissima tradizione della Festa di S. Giovanni a Porta Asinaria si è tramutato in un grande successo.
Festival della Canzone Romana, narrazioni sul quartiere e la festa, laboratori per ragazzi, un concerto, giochi di fuoco e un laboratorio per fare l’Acqua di S. Giovanni che ha avuto vari impedimenti, ma che poi è stato frequentatissimo.

Con i partecipanti saremmo dovuti andare a raccogliere le erbe e i fiori al Parco della Caffarella. Ma in quei giorni di giugno, la siccità aveva già fatto strage di fiori e, rimaneva qualche verbasco, malva appena nata, ciuffi di convolvoli, corolle quasi secche di sambuco, qualche fiore di cocomero nei pressi del Casale della Vaccareccia…
Così abbiamo deciso che i partecipanti portassero fiori incontrati sui loro terrazzi, nei giardini condominiali o dovunque potessero coglierli senza comprarli.
Sono arrivati gelsomini notturni, hibiscus viola, qualche rametto di iperico ancora sopravvissuto, malva, capperi, verbasco, fiori gialli di diverso tipo, un ramo di glicine incurante della stagione e altri fiori quotidiani, alcuni molto lontani dalle erbe magiche della notte di S. Giovanni, ma profumati e coloratissimi.
Le persone intervenute hanno composto la loro acqua a seconda dei fiori preferiti, il tutto parlando della festa, delle erbe, delle magie verdi. Poi l’hanno messa nei barattoli che avevano portato da casa e lasciata al cielo notturno fino all’indomani.
La mattina ci si doveva lavare il viso. L’acqua era fresca, profumata, sembrava quasi terapeutica. Un’esperienza piacevolissima.





