La prima volta che abbiamo incontrato il territorio di Tor Sapienza è stato nel 2000 con la manifestazione itinerante TUTTINPIAZZA alla quale sono seguite molte altre proposte: due Estati Romane, un carnevale, incontri, prove, restituzioni, pranzi sociali e tanti altri momenti che hanno attraversato Viale De Chirico creando un ponte immaginario fra le “due Tor Sapienza”, quella storica e quella più moderna e più disagiata che è sorta sulla collina grazie ad una di quelle scellerate costruzioni (che pure provenivano da buoni propositi) che negli anni ’70 ci hanno regalato mondi distopici come Tor Bella Monaca, Corviale, Scampia e tante altre periferie nazionali.
Da ventitrè anni, però, la periferia del Municipio V con le sue diverse anime, con i suoi problemi e i suoi contrasti ci accoglie. Ci fa sentire parte del progetto di cambiamento che le vive dentro, ma che non sembra mai essere abbastanza.
Quest’anno Tor Sapienza compie 100 anni. Un esperimento cooperativo degli anni Venti. Era, infatti il 1923 quando un gruppo di contadini e operai si unirono in cooperativa e riuscirono, con un piccolo prestito ottenuto dallo Stato, a porre la prima pietra di questa borgata, dotandola di una Chiesa, di una Scuola, di case dignitose e poi, crescendo, anche di un teatro, di impianti sportivi, etc.
Il Comitato per il centenario di Tor Sapienza ha progettato un anno di iniziative nelle quali siamo stati coinvolti e, nuovamente accolti.
Il 20 maggio abbiamo proposto, con l’aiuto degli abitanti, e la supervisione della storica Rita Mattei (allieva di Nicola Marcucci al quale si deve la ricostruzione della storia di Tor Sapienza e l’organizzazione di un archivio di importanza nazionale) la rievocazione storica di un altro 20 maggio, quello del 1923 quando Michele Testa, artefice di questo sogno di bellezza e accoglienza, fece sì che Tor Sapienza diventasse realtà.
A conclusione la Presidente dell’Assemblea Capitolina, Svetlana Celli ha tagliato il nastro ideale dell’inaugurazione. Un nastro reale che oggi rappresenta una tappa memorabile.
Regia di Ivan Vincenzo Cozzi da un’ idea di Rita Mattei e con la supervisione di Nicola Marcucci.













Cent’anni sono passati dalla nascita di Italo Calvino, scrittore capace di rinnovare la creazione letteraria ma, soprattutto, di risolvere, con le sue sistematizzazioni, le incongruenze di un’epoca che già cominciava ad essere pervasa da una comunicazione velocissima.
Vogliamo celebrare questo centenario riproponendo Le città invisibili, quel testo che ci è venuto in soccorso oltre sette anni fa, quando cercavamo qualcosa di nuovo da mettere in scena dopo un lungo periodo senza produzioni.
Un testo, che pur essendo così usato nelle scuole (letture, disegni, progetti, rappresentazioni…) in musica (non si contano i compositori che si sono confrontati con Le Città), nella critica letteraria, in urbanistica, in teatro, nelle fiction, etc. non era teatrale e non poteva essere adattato…
Le città invisibili è un romanzo che oscilla fra il racconto filosofico e quello fantastico-allegorico. Calvino lo ha scritto nel corso di circa un decennio organizzandolo secondo una sua personale visione che non era del tutto emotiva, ma che pure rispecchiava la sua passione per i mondi esotici, le avventure e per le sensazioni fantastiche. Quella passione che ha caratterizzato tutta la sua opera consentendogli di unire e mescolare realtà e finzione, realismo e umorismo, leggerezza e inquietudine.
I racconti sulle città – spiega lo scrittore in un’intervista – sono stati concepiti come “Poesie in prosa perché io scrivo racconti da tanti anni che anche quando vorrei scrivere una poesia mi salta fuori un racconto”.
E prosegue: “Se sono riuscito a fare quello che volevo, dovrebbe essere uno di quei libri che si tengono a portata di mano, che si aprono ogni tanto e si legge una pagina… Insomma vorrei che lo si leggesse un po’ come l’ho scritto: come un diario”.
Tecnicamente ha creato varie cartelle nelle quali ha suddiviso le città che man mano si compivano sulla carta: città tristi, città contente, città dal cielo stellato e città piene di spazzatura, spazi, sensazioni, genti diverse, inclinazioni raccolte come fossero fogli di diario.
Nell’intervista citata Calvino chiarisce che il viaggio del veneziano Marco Polo attraverso le 55 città immaginarie, non è altro che il percorso attraverso “la nostra vita”, attraverso quello che “è stata la città per gli uomini come luogo della memoria e dei desideri e di come oggi è sempre più difficile vivere nelle città anche se non possiamo farne a meno”. E quindi, è giusto “interrogarci su cos’è, su cosa dovrebbe essere la città per noi… E se la megalopoli non significhi proprio la fine della città, il suo contrario”. E chiosa: “Forse il vero senso del mio libro potrebbe essere questo: dalle città invivibili alle città invisibili”. Con uno sguardo, se vogliamo, ottimista.
Calvino – spiega Franco Marcoaldi – disegna un atlante metropolitano fantastico e noi lo seguiamo stupefatti. Perché tutti quei luoghi, frutto dell’immaginazione, raccontano al contempo la nostra realtà quotidiana: raccontano la simultanea molteplicità di un mondo che ci illudiamo di conoscere per intero […].
È, infatti, un testo che calza su qualsiasi anima. Ognuno può trovarci pezzi di sé: ricordi di viaggio, visioni, idee, progetti, paure, gioie, poesie, appunti, memorie, stati d’animo, ispirazioni, passioni, immaginari.
È un testo che si presta a infinite interpretazioni perché ciascuno di noi conosce almeno una di quelle città per averla vissuta nella sua forma caotica e frammentata, nel suo sfuggirci proprio quando pensavamo di poterla controllare e di poterne cogliere i frutti migliori.
Come ha avuto modo di dire Alessandra Trevisan, la non-esistenza delle sue città, per sopravvivere, ha bisogno della nostra capacità di figurarle secondo ciò che già abbiamo conosciuto nella realtà: soprattutto in Calvino vive l’irreale irrealtà odierna, che molto ha a che fare con la nostra vita liquida anche.
In profondo accordo con tutto questo abbiamo scelto di dar forma alle città soffermandoci sul linguaggio che genera segni e simboli, crea una vita oltre la vita, ci fa vivere nell’immaginare, nel trasfigurare, nel sublimare la realtà vera e fisica delle cose. Nulla del testo originale è stato cambiato. Solo la posizione dei dialoghi con il Kan è stata scomposta, replicando l’idea portante del libro: il gioco combinatorio.
La combinazione della nostra drammaturgia inizia con la scelta delle Città, preferendo quelle che rievocano qualcosa di contemporaneo o di simbolico. Per poi inoltrarsi nei dialoghi cambiandone parzialmente la disposizione delle frasi con l’idea di rendere comprensibile la scelta fatta e, contemporaneamente, introdurre il contenuto delle diverse città.
Come dice Marco Belpoliti: nel testo di Calvino “non c’è una mappa per attraversare le città continue, l’unica possibilità è nel procedere per punti discontinui, affinché proprio la discontinuità possa indicare il cammino al viandante”.
E proprio sulla discontinuità, seppur organizzata in segni logistico-temporali (il Mercato, il Bivacco, la Scacchiera), abbiamo composto il secondo passo della drammaturgia: provare a immaginare una carta geografica che parta dall’analogia fra le città dai nomi di donna e le tre donne in cui è moltiplicata la figura di Marco Polo. Tre donne, tre figure femminili archetipiche, viaggiatrici del tempo e dello spirito, che suggeriscono la natura corale, arcaica, ancestrale ma anche sfuggente e impersonale del raccontare: la parola e il linguaggio prendono vita con l’essere umano e, a loro volta, lo abitano e lo raccontano.
Tre donne che, in quanto tali, sono capaci di leggere mappe, cieli e venti; sono capaci di curare, tramandare, conservare e tessere storie.
Si dice che Calvino con Le città invisibili perseguisse la ricerca dei legami che esistono tra le cose del mondo, la rete di corrispondenze fra segni controversi e spesso indecifrabili; queste viaggiatrici si inseriscono nei dialoghi tra Marco Polo e Kublai Kan, si fanno guide del continuo passaggio fra i due mondi, quello del guerriero e quello del mercante e, infine, provano a dare la sentenza, tentando di dare, ordine al labirinto del caos.
Abbiamo poi scelto di immaginare Le Città Invisibili come un viaggio non soltanto perché Il Milione di Marco Polo – che dà l’impulso alla scrittura di Calvino – è il racconto di un viaggio, ma soprattutto perché ogni città è un frammento del viaggio della vita, una scheggia di vetro nel caleidoscopio delle esistenze.
E, poiché siamo in Oriente – per quanto si tratti di un oriente ideale e astratto – ritroviamo quelle simbologie irrinunciabili, quell’immaginario collettivo mutuato da altre culture grazie a oggetti, stoffe, musiche, gestualità (la forma del Kalaripayattu, la più antica fra le arti marziali, nata in India, che apre il Mercato) e quindi nulla è casuale. Tutta la drammaturgia che accompagna l’intoccabile lingua di Calvino, è stata elaborata, approfondita, comparata con altri immaginari spesso cinematografici (i gesti della cerimonia del té sono ispirati a Il colore del melograno di Sergei Parajanov; la partita a scacchi prende forma dal Settimo Sigillo di Ingmar Bergman); ci sono richiami alle pratiche delle accabadore, ai vaticini delle sibille, alle pratiche delle sciamane.
Così come la scacchiera, metafora di comunicazione, relazioni e conoscenza, oltre a ricondurre alle regole del gioco combinatorio, raccoglie nei suoi riquadri di legno vivo i miti del destino, la congiunzione tra passato e presente, la necessità di ordinare la vita e la morte, di imparare il distacco, di guardare al futuro.
Nella ricerca, sulle mappe, della città perfetta è lo stesso Calvino a guidarci con quella sorta di preveggenza che gli consentiva di comprendere la contemporaneità: “Forse – afferma lo scrittore – stiamo avvicinandoci a un momento di crisi della vita urbana, e Le città invisibili sono un sogno che nasce dal cuore delle città invivibili”.
La sua scrittura, infatti, riesce a tramutare le città invivibili di oggi in quelle surreali della narrazione di Marco Polo, città che, in qualche momento sono capaci di raggiungere la perfezione.
È questa la sentenza definitiva che le tre Marco Polo offrono a Kublai Kan. Nel suo impero mentre il racconto si fa sempre più immaginifico, quella città sta nascendo.
E ci sta aspettando.
“Una città infelice può contenere, magari solo per un istante, una città felice; le città future sono già contenute nelle presenti come insetti nella crisalide”.
[L’immgine è di Liisa Aaltio]
I due eventi di Carnevale sono andati in scena a Piazza Vittorio con partenza dalla Chiesa di S. Eusebio. Domenica 19 febbraio la Grande Parata di Strada aperta dalla Titubanda ha visto una partecipazione grandissima di persone di ogni età, mascherati e no, che hanno seguito il percorso, dapprima sotto i portici (dove c’era anche un’altra manifestazione, Esquilibri, delle librerie antiquarie) fino a concludersi nei giardini con azioni sceniche (Ivan Cozzi, Andrea Memoli ed Elena Stabile) e brani di musica da tutto il mondo.
Facciamo Festa si è concluso nell’entusiasmo e nella curiosità dei partecipanti il 21 febbraio alla Passeggiata guidata teatralizzata sul Carnevale Romano. Grazie alla storica dell’arte Penelope Filacchione (Associazione ArtSharing Roma, nostra partner nell’APS) è stato possibile realizzare una full immersion in quella che, per lunghi secoli, è stata la festa più importante e folle di Roma.
Siamo virtualmente entrati nel mondo capovolto dove tutto è possibile attraverso la Porta Magica (dedicata a Saturno e dunque erede virtuale dei Saturnalia); abbiamo ascoltato le descrizioni, guardato le immagini e partecipato alla lettura (Ivan Cozzi, Brunella Petrini ed Elena Stabile) dei brani di grandi viaggiatori (Goethe, Dickens, Madame De Stael, Alexandre Dumas padre, Gogol…) che con lo stupore e l’entusiasmo di fanciulli, si erano fatti coinvolgere da quel momento di follia.






























Si conclude con due eventi di Carnevale, Facciamo Festa, la manifestazione del Municipio Roma I Centro che ci è stata affidata per tutte le Festività Natalizie e che, nonostante alcune difficoltà logistiche, è riuscita a creare momenti di incontro tra cittadini, e la possibilità di immaginare anche i non luoghi come spazi da vivere nei quartieri.
Siamo dunque pronti per questo Carnevale che, un po’ silenziosamente, si sta definendo nella città.
Abbiamo scelto i Portici di Piazza Vittorio per questa avventura itinerante. Un altro luogo difficile, ma che ancora conserva echi liberty di mascherate anni ’20.
Roma, si sa, è stata per più di quattro secoli la capitale mondiale del carnevale dove artisti, scrittori e semplici viaggiatori si riversavano pieni di un’immaginario fatto di folla, sorrisi, colori, scherzi, dovizia, possibilità. Lo è rimasta fino al 1882, anno in cui il Carnevale è stato abolito e, sorprendentemente, anche anno in cui è iniziata l’edificazione proprio di Piazza Vittorio. Anni che segnano il passaggio dallo Stato Pontificio al Regno d’Italia, la perdita di alcune tradizione, l’acquisizione di nuove forme di vita.
Il Carnevale Romano era famoso per le corse dei cavalli e di altri animali, per le corse di uomini, donne e ragazzi, per le sfilate in maschera, i carri allegorici, i tornei e le giostre, i lanci di monete e la distribuzioni di cibi: una girandola di festeggiamenti che coinvolgeva tutta la popolazione e richiamava turisti e curiosi da mezzo mondo.
”Il Carnevale a Roma – scrive Goethe nel 1788 – non è una festa data al popolo, ma una festa che il popolo dà a se stesso. Un semplice segnale autorizza ciascuno ad essere pazzo e stravagante quanto gli pare e piace, ed annunzia che, salvo le bastonate, e le coltellate, tutto è permesso”.
Erede degli antichi riti Saturnalia ha visto modificarsi la sua struttura e i luoghi deputati. Dalle naumachie a Piazza Navona al passeggio su Via Lata (l’attuale Via del Corso), la festa è sempre rimasta nel cuore dei romani che non hanno mai smesso di provare a rievocarla, anche quasi centocinquanta anni dopo, perché quello stupore capace di farsi realtà per pochi giorni, resta immortale.
Noi proveremo a ricorderemo quei fasti, le tradizioni, la bellezza, il gusto per il teatro, con due eventi collettivi.
Domenica 19 febbraio verso le 16.00, ci sarà una parata di strada aperta a tutto il quartiere, guidata dalla marching band più antica di Roma, la Titubanda e seguita dagli attori di Argillateatri e dagli allievi di Officina Teatro XI che interagiranno con il pubblico con giochi di fuoco e allegria per non smettere mai di capovolgere la realtà.
Partendo dalla Chiesa di S. Eusebio all’Esquilino (Piazza Vittorio Emanuele II, 12) percorreremo i portici Piazza Vittorio, entreremo nei giardini, cercheremo di coinvolgere i bambini delle scuole dell’Esquilino, i nonni, le comunità straniere e tutti quelli che vorranno esserci.

Martedì 21 alle 15,30, faremo un viaggio attraverso la storia del carnevale romano guidato da Miss Penelope, appassionata turista inglese della fine del ‘700.
Sarà una visita guidata speciale che partirà sempre dalla Chiesa di S. Eusebio a Piazza Vittorio e si inoltrerà per un percorso immaginario all’interno dei Giardini. La Porta Magica darà l’accesso al “mondo capovolto” del Carnevale. La visita, in parte interattiva grazie alla visione digitale dei dipinti che lo rappresentano, sarà animata con letture teatralizzate di testi dei grandi viaggiatori che hanno vissuto di persona la kermesse del Carnevale Romano e di altri racconti.
La visita si concluderà passando sotto un altro arco, quello di Gallieno che riporterà i partecipanti alla vita
Con la storica dell’arte Penelope Filacchione e gli attori della compagnia Argillateatri.

Come per una congiunzione astrale meravigliosa, una cometa, forse, il Presepe Vivente ha segnato il confine fra una rassegna difficile e un progetto che ha richiamato moltissimi curiosi e non solo.
Facciamo Festa cambia energia, che diventa più condivisa. Le persone sembrano improvvisamente accorgersi degli eventi e partecipano più numerose e coinvolte.
Come per il concerto La cantata di Natale seconno noantri con Bianca Giovannini la Jorona, Désirée Infascelli e Daniele Ercoli, che hanno illustrato con musiche tradizionali e antiche sul Natale, il commovente testo di Bartolomeo Rossetti.
O per il Laboratorio di Erbologia per bambini che è stato frequentato da ragazzi non solo romani con i quali abbiamo piantato semi nella terra di Largo Agnesi, sperimentato delle pozioni colorate, riconosciuto le erbe, ma, soprattutto, realizzato lo slime!!!
Anche I Musici della storia Cantata (Daniele Mutino, Francesca Gamberini, Alex Taborri e Daniele Ercoli) con le loro canzoni sia natalizie che popolari, hanno contribuito a creare un’atmosfera molto partecipata in un tramonto davvero incantato.
L’anno nuovo si è aperto il 4 gennaio giorno in cui è stata recuperata la giornata dell’8 dicembre, con il concerto di canzoni romane di Stefania Placidi Pe’ strada romana passo cantanno al quale ha partecipato, in veste di special guest d’eccezione, la cantante e ricercatrice di musica popolare Sara Modigliani, fra le fondatrici del Canzoniere del Lazio.
A seguire l’evento di animazione del 5 gennaio, una Festa di strada con giochi, trampoli, Iron Man (fotografatissimo) e uno spettacolo di bolle di sapone di grandissimo impatto che ha coinvolto bambini di ogni nazionalità tutto a cura dell’Associazione Il Paese dei Balocchi.
Gli eventi di Natale si sono conclusi il 6 gennaio con Arriva la Befana. Una Befana (Brunella Petrini) con tanto di scopa e occhiali e un animatore (Claudio Caporizzo) hanno portato i bambini in un mondo di giochi e di dolcetti.
Pronti per ricominciare la domenica e il martedì di Carnevale, questa volta sotto i portici di Piazza Vittorio.












































Grazie, grazie di questo anno passato insieme!
Un anno divertente, faticoso, creativo; anno in viaggio, un anno di progetti, idee, scambi. un anno di ritorni e di nuove partenze.
Grazie a tutti voi che lo avete reso possibile.
Grazie alla Biblioteca Vaccheria Nardi che ci ha ospitato nei suoi spazi straordinari con la mostra di fotografie di Claudio Drago e le diverse iniziative (laboratori, conferenze, piccole mise en espace…) legate al progetto Herbarie le chiamavano streghe e grazie a tutti coloro che sono stati con noi.
Grazie al LSA 100celle che ci ha accolto nei suoi spazi per le prove e per le condivisioni e ci ha dato modo di organizzare il reading di poesia sulla Resistenza Bella come la Pace, bella come la Libertà parte del progetto Ottava Zona – Memoria est.
Grazie a Elena Castellacci con la quale abbiamo ideato una giornata speciale nei giorni di grande luce: I Tesori di Gaia. Una giornata con Madre Terra dove è stato possibile scoprire i segreti del bosco, gustare un pranzo a base di erbe spontanee, ascoltare la musica della natura con Awisha Carolina Gentile e Oscar Bonelli, partecipare all’incontro sulla stregoneria con lo storico Paolo Portone, anima di grande bellezza, entusiasta e gentile che condivide la nostra strada di sapere e libertà e, infine, assistere allo spettacolo Herbarie le chiamavano streghe mentre il sole lentissimamente calava (e per questa meraviglia, grazie alle attrici storiche Claudia Fontanari, Brunella Petrini, Elena Stabile e all’autrice del testo Silvia Pietrovanni).
Grazie a Simonetta Cervelli e alla sua inarrestabile energia che, con Bianca Giovannini e Davide Pierangelini ci ha coinvolti nella rinata Festa di San Giovanni, con il Laboratorio di preparazione dell’Acqua di S. Giovanni ne La Notte delle Streghe ai Giardini di Via Sannio.
Grazie a Paolo Di Reda che, ancora una volta ci ha dato la possibilità di partecipare al festival Sentieri in Cammino, nelle valli e nei paesi ancora incontaminarti della Sabina. Quest’anno siamo stati a Scandriglia con Herbarie.
Grazie al progetto con il quale abbiamo vinto il bando “Estiamo in Piazza” da cui è nata una collaborazione con il Municipio Roma I Centro che ci ha portato (nonostante gli infiniti inconvenienti e problemi) a realizzare Le Belle Sere, una rassegna di quattro giorni in uno dei luoghi più belli di Roma: Piazza del Catalone e i suoi palazzi ricoperti di edera nel cuore di Borgo.
Qui i ringraziamenti si moltiplicano perché tutti quelli che hanno partecipato, o hanno fatto parte dello staff sono stati necessari e capaci di affrontare tutte le avversità.
Quindi grazie a chi ha partecipato: Daniele Mutino e I Musici della Storia Cantata che ci hanno offerto un’anteprima di uno spettacolo di cantastorie; grazie ad Antonio Veneziani che ha presentato il suo ultimo libro “Santi subito” con Antonella Rizzo; grazie a Tito Rinesi e Piero Grassini per il loro raffinatissimo concerto di musica Sufi; grazie a Penelope Filacchione che ha guidato una visita al Rione Borgo con la sua incredibile capacità di fare di ogni storia un’esperienza meravigliosa; grazie alla BandaJorona che ci ha fatto ascoltare la musica di Pier Paolo Pasolini e a Stefano Valente che ha accompagnato il concerto con alcune letture tratte da Petrolio e altri libri di PPP; grazie a Pino Moroni che ci ha fatto viaggiare dentro l’innovazione stilistica che Pasolini ha portato nella sceneggiatura.
E per quanto riguarda Le Belle Sere, grazie a David Barittoni che ha seguito la tecnica, a Raffaella Viva che ci ha portati per mano nelle parti burocratiche e amministrative e senza il cui aiuto non avremmo potuto risolvere tantissimi problemi. Grazie a Emma Padoan e ad Andrea Memoli, giovanissimi pieni di desiderio di arte e di teatro che ci hanno aiutati come staff e come attori sempre con gentilezza. E grazie a Rossella Giustini, Presidente del Centro Anziani Borgo che ci ha concesso di usare gli spazi del Centro per riporre costumi e oggetti e per poterci cambiare.
Grazie al Cento Anziani Esquilino dove abbiamo iniziato a condurre un laboratorio di Tai Chi Chuan; grazie a chi con noi e assieme alla ONG Peace one Day ha collaborato a celebrare la Giornata Internazionale della Pace con l’undicesima edizione di Poesie per la Pace.
Grazie al Catania Off Fringe Festival che ha selezionato Herbarie per la sua prima edizione. Questo ha innescato una splendida catena di gentilezza e amore per il Teatro che ci ha portato a rappresentare lo spettacolo anche a Modica, nella Chiesa sconsacrata di Santa Maria del Gesù.
Con un cambio nel cast, lo spettacolo è approdato in Sicilia pieno di nuova energia e di questo ringraziamo Silvia Mazzotta che ha lavorato il personaggio di Lucia con grande libertà e creatività.
E grazie agli artefici dell’accoglienza sull’isola: Claudio Drago, Evelina Barone, Francesco Lucifora; il personale di Sala Futura a Catania e alcune belle persone incontrate nel corso del Festival fra cui la creatrice del Catania Off, Francesca Romana Vitale; la scrittrice Giovanna Giordano, la bella e solare attrice Alessandra Costanzo e gli altri amici che hanno condiviso con noi questa avventura.
Grazie a Mauro e Alessandra di Kaos Teatro che hanno scelto Herbarie per la loro stagione e ci hanno dato modo di rappresentarlo, ancora una volta, a Roma.
E ancora grazie allo Strike spa che ha accolto le nostre prove per tutta l’estate, che ha accolto il Laboratorio di trasformazione delle erbe e che, alla fine, si è reso un palcoscenico speciale per Herbarie.
Il 2022 si è concluso con un nuovo bando vinto nel Municipio Roma I. Per tutte le feste di Natale e per il prossimo Carnevale.
Siamo tutt’ora a Largo Agnesi, proprio di fronte al Colosseo, con una scenografia spettacolare che, soprattutto al tramonto, diventa una magia commovente.
E, per averci sostenuto in quest’ennesima avventura, grazie di cuore a Marco Zordan del Teatro Trasevere; a Laura Pollina di Ars in Urbe e a Martina Di Russo che ha condotto la caccia al tesoro; grazie a Keba Seck con la sua danza e le percussioni dall’Africa; a Dora Cirulli che ci ha riportato i giochi di strada. I giochi di una volta che stupiscono i bambini di oggi.
Grazie a Brunella Petrini per il suo laboratorio di giocattoli di legno e grazie al Coro Prisma; grazie alle “Uncinettine” di Simonetta Cervelli, grazie a tutti gli attori e i creativi di Un Presepe Vivente (Maria Borgese, Brunella Petrini, Daniele Mutino, Silvia Mazzotta, Andrea Memoli, Filiò Sotiraki, gli allievi di Officina Teatro, Stefano Hos Giagnotti che ha ideato le scenografie, Marco Berrettoni Carrara per i costumi)
Il grazie più profondo va a Brunella Petrini, nostro sostegno e amica e anima gemella. Grazie per essere attrice, tecnica, giocattolaia, persona speciale capace di risolvere tutti i problemi.
Il 2023 si presenta misterioso, ma altrettanto pieno di spunti.
È il centenario della nascita di Italo Calvino e noi siamo pronti a riprendere il grande lavoro de Le Città Invisibili e riproporlo.
C’è poi il progetto di portare a Roma alcuni gruppi di danza dall’India e molte altre idee che ancora sonnecchiano in questo primo inizio di anno nuovo, ma che sono pronte a prendersi lo spazio che il mondo ha loro riservato.
Il nostro augurio è di vivere assieme a voi tutti un anno pieno di fortuna e di idee, di gioia e di condivisione.
Buon 2023!
Dovete sapere che Largo Gaetana Agnesi è una finestra spalancata sul Colosseo, sempre meta di innumerevoli gruppi di turisti; la mattina meeting point di chi ha la prenotazione per la visita, luogo di ritrovo di guide turistiche e dei ragazzi che fanno il business delle radiogude; il pomeriggio “muretto” dei giovanissimi delle comunità nordafricane con i loro sballi, la loro musica trap sparata dalle casse bluetooth, oppure punto di arrivo di manifestazioni per i diritti di popoli anche sconosciuti.
Sempre e comunque balconata per selfie con sfondo dell’antichità più conosciuta e gettonata dell’intero pianeta.
Dice il Municipio che noi costituiamo un presidio di riqualificazione, ma fare giochi per bambini, laboratori, perfino concerti e teatro qui diventa una sfida.
Una sfida alla sporcizia che si accumula nonostante l’AMA cerchi di pulire; una sfida all’attenzione fra migliaia di esseri umani distratti dai loro pensieri; una sfida alla comunicazione perché nonostante locandine, pieghevoli, annunci sui social, ricerca dei gruppi di quartiere, etc., resta molto è difficile raggiungere chi davvero vorrebbe esserci…
Ma a noi le sfide piacciono tantissimo e, anche se ogni giorno c’è qualche cosa che va dove vuole lei e non dove dovrebbe andare, noi ci siamo e impariamo a lavorare meglio. Capiamo dai nostri sbagli, progettiamo di dare il meglio a chi guarda, agli spettatori, agli abitanti.
Spesso ci riusciamo.
Vorremmo, anche solo per qualche ora, sconfiggere la rassegnazione nei confronti delle istituzioni, degli altri, del proprio stato che si legge sempre più spesso negli occhi delle persone.
Noi, arrivati quasi a Natale, continuiamo fino al 6 gennaio prossimo.
Continuiamo in questo percorso pieno di luci, ombre e visioni brillanti, con la certezza che la qualità delle proposte possa essere più forte della diffidenza e dell’indifferenza davanti a questo Colosseo che riesce a rendere tutto straordinario e commovente…





















































Spettacoli, incontri, musica giochi e laboratori per un Natale con tutti
Antiche come il mondo sono le celebrazioni del ritorno della luce dopo il lungo inverno.
Nell’antica Roma, al tempo del solstizio d’inverno (bruma), si celebrava la festa del Natalis Solis Invicti, associata alla rinascita di Apollo (e del Sole), proprio dopo il periodo più oscuro dell’anno.
Fu proprio da questa festa che prese spunto l’idea del 25 dicembre come data di nascita di Gesù. Nel 350 d.C. a Roma venne poi istituito un Natale per dare modo, al sempre maggior numero di cristiani presenti città, di celebrare i riti della natività.
Facciamo Festa! è una manifestazione voluta e sostenuta dal Municipio Roma I Centro con l’obiettivo a creare luoghi di aggregazione e momenti di incontro tra cittadini.
Abbiamo tutti, infatti, una reale esigenza: poter recuperare il senso della collettività, vivere il territorio, avere obiettivi comuni che aiutino a superare le “emergenze” da cui non si riesce mai del tutto ad uscire, conoscersi e riconoscersi come “portatori sani” del desiderio di cultura aperta e libera.
Vogliamo fare di Largo Gaetana Agnesi un’isola felice dove trovare allegria, riflessione, pensieri di pace e, soprattutto, la vera magia del Natale!
Il programma è composto da 13 giornate e 17 eventi, spettacoli, concerti e attività per ragazzi e famiglie che si svolgeranno a Largo Gaetana Agnesi, alle pendici del Rione Monti con una straordinaria vista sul Colosseo.
PROGRAMMA
Giovedì 8 dicembre – ore 15.30
Pe’ strada romana passo cantanno Canti della tradizione popolare di Roma e della Campagna Romana. Con Stefania Placidi.
“Tutte le strade portano a Roma”, ma chi le ha percorse ogni giorno nella Storia? Il Popolo camminante intreccia strade, storie e melodie. Canta le sue storie, una quotidianità fatta di incontri e di scambi, lontano dalla Storia dei grandi.
Sabato 10 dicembre – ore 15.30
Il Natale di Giamburrasca. Spettacolo teatrale per bambini dai 3 anni in su, tratto dal Giornalino di Gianburrasca di Vamba. Compagnia del Teatro Trastevere.
Anche in casa Stoppani sta per arrivare il Natale e il piccolo Giamburrasca non vede l’ora di scartare i regali che tutta la sua famiglia si sta ingegnando a preparagli, ma all’ennesima marachella i genitori decidono di spedirlo in collegio. Rassegnato ormai a dover passare il giorno più gioioso dell’anno tra 4 grigie mura e senza regali o leccornie, Giamburrasca si troverà a scoprire loschi intrighi dei suoi insegnanti e solo smascherandoli potrà tornare a casa e dimostrare alla sua famiglia di essere veramente cambiato.
Domenica 11 dicembre
ore 10.30: Caccia al Natale. Caccia al tesoro natalizia. In collaborazione con l’Associazione Ars in Urbe.
Le domande, gli oggetti da trovare ed i giochi da risolvere avranno come filo conduttore il Natale ed il Tesoro sarà un dono impacchettato, proprio come se fosse stato trovato sotto l’albero…
ore 15.00: Laboratorio di danza e percussioni africane. Per ragazzi e non solo con Keba Seck.
Apprendimento e sviluppo del movimento delle varie parti del corpo: la naturalezza del movimento, delle varie parti del corpo, la simbiosi con il ritmo e la percussione, la coralità della danza. E, soprattutto, la scoperta di un’altra cultura attraverso la musica, il canto, la danza, la lingua e il racconto.
Giovedì 15 dicembre – ore 16.00
Presentazione del libro di Loredana Lipperini “Roma dal bordo” (Bottega Errante Edizioni)
Una Roma che sa di Pasolini, periferie e borgate. Una Roma meravigliosa e dannata, raccontata dagli occhi di chi la guarda con stupore e disincanto.
“Amo questa città e la detesto dal profondo del cuore. Ne amo la bellezza storta, che resiste ai millenni, ne amo i tramonti e le albe, ne amo il fiume zozzo. Ma la detesto perché non so cosa mi aspetta quando esco di casa e affronto la prima delle quattro metropolitane quotidiane”.
Sabato 17 dicembre
ore 10.30: Giochi di strada Alla scoperta dei giochi socializzanti di educazione alla civiltà e di sviluppo fisico e armonico. Con Dora Cirulli.
Ritrovare i giochi antichi, quelli che si potevano fare in strada, quelli popolari e semplici come il tiro alla fune, il salto della corda, le piastrelle, braccio di ferro, il lancio delle freccette, campana, la nizza, ruzzola, il cerchio, rubabandiera, quattro cantoni, ecc.
Verranno create delle piste per effettuare lanci (lancio della ruzzola, del ruzzolone, del formaggio) i ragazzi disegneranno a terra campane, piste di ciclo tappo, campetti per ruba bandiera, scacchiere per giocare a dama o scacchi ecc…
ore 15.00: La Fabbrica dei giochi. Laboratorio di costruzione giocattoli (riciclo e riuso). Con Brunella Petrini. PRIMA PARTE (la realizzazione).
Un laboratorio di scoperta e ri-scoperta dei giochi e dei giocattoli di una volta, semplici, senza strutture, dove l’invenzione, l’avventura e la fantasia faranno sentire i ragazzi “creatori” di giochi e giocattoli e non solo loro proprietari.
Domenica 18 dicembre
ore 11.00: Atmosfere di Natale. Concerto di Natale del Coro Prisma.
Diretto dal Maestro Paolo Tagliaferri, il Coro Prisma vanta un repertorio musicale che spazia in diversi generi come brani di musica moderna, swing, regionali, musiche da film. Il gruppo, composto da ventuno elementi accomunati dall’amore per la musica e il canto, è molto sensibile e attento alle problematiche sociali. Questo concerto di Natale introduce e sostiene il progetto solidale delle “Uncinettine” che sfileranno a conclusione dello spettacolo.
ore 11.30: Fila e Sfila. Sfilata di moda dei lavori delle “Uncinettine”. Associazione assemblAbili globAli.
Una sfilata di abiti ed accessori creati dalla sinergia delle abili mani delle “uncinettine” e dall’estro creativo e sartoriale di varie sartorie sociali (Centro Diurno Villa Lais, Kora, Lucha y Siesta, Solidarietà al Quadrato), che hanno creato i capi proponendo modelli adatti ad ogni età, in un affascinante mix di tessuti, forme, colori. Gli abiti saranno indossati da donne e uomini, in parte provenienti da esperienze di vita connotate da sofferenza fisica e/o psicologica; che propongono un modo alternativo di affrontare le esperienze negative basato su percorsi di consapevolezza promossi e sostenuti da una rete di relazioni solidali significative.
ore 15.00: La Fabbrica dei giochi. Laboratorio di costruzione giocattoli (riciclo e riuso). Con Brunella Petrini. SECONDA PARTE (la rifinitura).
Un laboratorio di scoperta e ri-scoperta dei giochi e dei giocattoli di una volta, semplici, senza strutture, dove l’invenzione, l’avventura e la fantasia faranno sentire i ragazzi “creatori” di giochi e giocattoli e non solo loro proprietari.
Giovedì 22 dicembre – ore 15.30
Un Presepe Vivente. Spettacolo itinerante. Compagnia Argillateatri.
Il Presepe Vivente è una delle più partecipate e caratteristiche tradizioni, capace di accogliere gli apporti di altre culture e di mescolare voci, sonorità, immaginari e racconti. Questo progetto itinerante riprende le tradizioni popolari italiane e di altri paesi del mondo, coniugandole con il teatro, la musica, l’arte di strada, senza mai perdere di vista la struttura della sacra rappresentazione, così come ce la tramandano le testimonianze medievali e le narrazioni degli “eventi prodigiosi”. La spiritualità del Natale resta inalterata, soprattutto all’ingresso alla “grotta” – al quale gli spettatori partecipano attivamente- che rappresenta un vero momento di riflessione sulla pace e sull’accoglienza, per poi dare spazio alla speranza, alla gioia, alla festa e all’allegria.
Interpreti: Kalipada Adhikary, Maria Concetta Borgese, Marzia Feraudo, Andrea Memoli, Silvia Milozzi, Isabella Moroni, Daniele Mutino, Brunella Petrini, Keba Seck, Filio Sotiraki. E con gli allievi del laboratorio Officina Teatro a cura di Marte 2010.
Regia: Ivan Vincenzo Cozzi – Scenografie: Stefano Hos Giagnotti – Costumi: Marco Berrettoni Carrara
Venerdì 23 dicembre – ore 10.30
Giochi di strada Alla scoperta dei giochi socializzanti di educazione alla civiltà e di sviluppo fisico e armonico. Con Dora Cirulli.
Ritrovare i giochi antichi, quelli che si potevano fare in strada, quelli popolari e semplici come il tiro alla fune, il salto della corda, le piastrelle, braccio di ferro, il lancio delle freccette, campana, la nizza, ruzzola, il cerchio, rubabandiera, quattro cantoni, ecc. Verranno create delle piste per effettuare lanci (lancio della ruzzola, del ruzzolone, del formaggio) i ragazzi disegneranno a terra campane, piste di ciclo tappo, campetti per ruba bandiera, scacchiere per giocare a dama o scacchi ecc…
Lunedì 26 dicembre – ore 11.30
La Cantata del Natale “seconno noantri”. Musica, parole e zampogne per una narrazione natalizia. Con Bianca Giovannini “la Jorona” (voce e narrazione), Desireè Infascelli (Fisarmonica), Daniele Ercoli (Contrabbasso e zampogna).
Tre musicisti saranno i “camminanti” di questa narrazione natalizia, tra le note affascinanti e vitalissime dei canti di Natale. Una performance particolare per dare nuovi spunti di lettura al tradizionale appuntamento con la nascita, permeata di simbologie misteriche e pagane, ma a noi così familiare, del Bambino Salvifico che fa rinascere l’anno nuovo nel giorno del Solstizio d’Inverno. A far da timone saranno le letture tratte da Er Vangelo Seconno Noantri, l’opera del poeta Bartolomeo Rossetti, con la narrazione del Vangelo in romanesco capace di coniugare l’espressione scherzosa tipica del dialetto con il senso di grande poesia e antico fascino che sorge dal racconto dell’attesa e della nascita del Bambin Gesù. Ad affacciarsi nella narrazione musicale ci sarà anche uno zampognaro, che ricreerà l’atmosfera intima e calda che coinvolgerà il pubblico, in questo trio affiatato a maggioranza femminile!
Giovedì 29 dicembre – ore 15.00
Erbologia per bambini. Laboratorio di trasformazione erbe e non solo. Con Isabella Moroni.
Rugoso, liscio, piccolo, grande, secco, fresco… Scoprire il mondo delle piante officinali. Riconoscere le erbe, riconoscere i semi, capire gli odori e poi giocare un po’ con i mortai, la chimica e altre meraviglie per realizzare bombe da bagno, slime, sali colorati e profumati…
Venerdì 30 dicembre – ore 15.30
I musici della storia cantata (Francesca Gamberini canto, tamburo – Alessandro Taborri percussioni, charango, canto – Daniele Ercoli contrabbasso, zampogna, canto – Daniele Mutino fisarmonica, canto, narrazione).
Il gruppo è specializzato nella musica d’ascolto acustica. Per il concerto delle festività, alternerà brani natalizi classici e non come Oh happy day, White Christmas, Tu scendi dalle stelle per zampogna, So this is Christmas di John Lennon, etc. a canti popolari, canzoni romane, musica classica sacra e canzoni che raccontano la vita.
Giovedì 5 gennaio- ore 15.00
Festa di strada. In collaborazione con Il Paese dei Balocchi.
Truccabimbi, bolle di sapone giganti, giocolerie, equilibrismi, clownerie, Iron Man e altre magiche creature del mondo del circo.
Venerdì 6 gennaio – ore 15.30
Arriva la Befana. Dolci e racconti. Con Argillateatri
In piazza arriva la Befana e porta piccoli doni per i bambini, li chiama attorno a sé e tira fuori dal suo sacco dolci e storie speciali. Un’animazione teatralizzata sulla scopa volante.
















Quest’anno non siamo riusciti ad organizzare l’undicesimo incontro di Poesie per la Pace. Si è sovrapposta la rassegna Le Belle Sere e i prossimi impegni di ottobre e anche l’assenza delle istituzioni che avevamo provato a coinvolgere.
Ma oggi è comunque la Giornata Internazionale della Pace e Poesie per la Pace resta un punto fermo per chi sa che la Pace può esistere e vive sapendolo e la realizza scrivendo e pensando poeticamente.
Noi quest’anno la celebriamo con le parole di Wisłava Szymborska.
Pace
Precederà i comunicati la gioiosa sirena dei cuori.
Più veloce della luce è la notizia,
più veloce della notizia la fede.
Nelle grida, nei discorsi, nei canti
parole tutte deludenti,
tranne una: finalmente.
Cieche fin qui le notti di città
lanceranno segnali al cielo –
su fino agli astri dell’immensità.
Il lutto strappato alle finestre
sarà calpestato dai passanti
che avanzano disposti in schiere.
Altri correranno fuori di casa
per porgere con una rapida
stretta di mano
ai loro cari, a chiunque per strada,
la verità come una cosa –
che l’uomo ha portato alla terra
pace – non spada.
