Kalaripayattu. All’origine delle arti marziali

UNICA RAPPRESENTAZIONE

lunedì 24 febbraio 2003 – ore 21.00
TEATRO DI VILLA LAZZARONI

C.V.N. KALARI SANGHAM – Kerala (India del Sud)

lockalari2

Il Kalarippayattu è un’antichissima arte marziale risalente a più di quattromila anni fa, che si è sviluppata nella parte meridionale dell’India, nello Stato del Kerala. È un’arte Dravidica, appartenente alle popolazioni ed alle tradizioni autoctone del Sud India.

La pratica è sempre preceduta dal Guruvandham, le forme di saluto al cielo, alla terra, al proprio Guru ed al dio Ganesh.

Le diverse serie di movimenti sono eseguiti in direzione dei punti cardinali in modo da conferire equilibrio, coordinazione, memoria, forza, potenza e agilità.

La tecnica consiste in differenti e complessi tipi di passi che prestano speciale attenzione al rapido movimento delle gambe, delle ginocchia e dello sguardo.

Include combattimenti a mani nude oppure con coltelli, bastoni, scudi e spade ed uno straordinario lavoro acrobatico.

Il Kalarippayattu non è però soltanto un’arte di combattimento, ma, attraverso il suo training si sviluppano carattere e disciplina morale. Nel corso dei secoli, infatti, insieme alle tecniche di combattimento è stato sviluppato il Marma: la conoscenza del corpo umano e dei suoi 108 centri energetici e vitali

Il Kalarippayattu è stato definito “madre di tutte le arti marziali” in quanto racchiude in sè le caratteristiche di base poi riprese, fra gli altri, dal Karate, dal Kung-fu e da Tai Chi Chuan.

Nello spettacolo, che inizia tradizionalmente con un saluto alle divinità si alternano rappresentazioni di forza, abilità, destrezza e concentrazione con spade e scudi (armi classiche del Kalaripayattu.), bastoni da 12 o da 3 spanne; dimostrazione di flessibilità e potenza nei salti; sequenze di attacco e difesa con il pugnale corto ed affilato; combattimenti con la lancia (l’arma dell’eroe), combattimenti con la spada flessibile lunga circa 1, 50 mt.

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Il CVN Kalari Sangham ha partecipato ai più importanti Festival internazionali di Arti Marziali, collabora con università indiane, americane ed europee, ha curato il training degli attori del “Mahabharata” di Peter Brook. Provenienti dal Festival di Sarajevo, gli otto artisti che partecipano al tour europeo del 2003 sono 8. In Italia oltre Roma saranno ospiti di Siena e di altre città del centro-sud. Domenica 3 marzo parteciperanno alla trasmissione di Rai 2 “Alle Falde del Kilimangiaro”.

Kathakali. Danza dell’India del Sud

MARGI THEATRE

UNICA RAPPRESENTAZIONE IN ITALIA

katakali margi

Il Kathakali è una forma di teatro danza (tradizionalmente recitata da soli uomini) che ha origine nell’India del Sud; un’arte unica che rappresenta temi tratti dai grandi poemi epici e dalla mitologia locale.

Nato in Kerala in tempi remoti, il Kathakali (che originariamente era una rappresentazione forte e cruda in cui la danza dominava sull’espressività teatrale ed i costumi erano semplici ed improvvisati come i canti), si è nutrito di tutti gli elementi naturali offerti dall’India del Sud: i paesaggi (che hanno fornito la palette dei colori usati), i dipinti e le sculture (utilizzate come scene), le arti classiche e popolari (le cui opere di legno e di metallo sono tutt’ora la fonte di ispirazione degli ornamenti), i rituali (che sono alla base del concetto di “distruzione del male”, uno dei temi più importanti del Kathakali).

Tutto questo, tessuto assieme alle caratteristiche sociali del Kerala ed ampliato con l’eredità delle arti marziali dei Kalari (mediante la quale gli attori hanno sviluppato la cultura della disciplina di corpo e mente), ha generato una forma teatrale poetica e visionaria nella quale i concetti astratti acquistano forma concreta, diventando familiari e comunicando attraverso movimenti simbolici e stilizzati.

Per raggiungere questa straordinaria forma di espressività, gli attori del Kathakali utilizzano un trucco stilizzato e molto elaborato, dei costumi speciali, uno speciale accompagnamento musicale fatto di cimbali e tamburi ed i “mudra” (gesti delle mani).

Il trucco serve per dimenticare le sembianze umane, per mettere in risalto gli occhi, il volto, le dita e per realizzare un infinito numero di espressioni. Il volto, infatti, rappresenta il campo dell’espressività al quale il trucco aggiunge potenzialità grazie agli occhi rossi allungati e circondati da spesse line e scure, ed alle labbra dipinte di rosso ciliegia che spiccano sull’incarnato verde.

Ogni elemento dei costumi e del trucco è studiato per rendere iperbolici i movimenti degli occhi e del corpo: le ampie gonne a ruota amplificano le caviglie sottili, i campanelli che scendono dal collo dilatano le torsioni del corpo; le unghie d’argento rappresentano i cinque petali del loto ma possono trasformarsi in artigli feroci; il colore rosso che raffigura la passione intensa può trasformarsi in immagine crudele…

La comunicazione fra i personaggi ed il pubblico non avviene attraverso l’espressione vocale, bensì attraverso i gesti delle mani ed i movimenti di occhi e volto. I mudra sono unici nel Kathakali ed assieme a tutti gi altri elementi che caratterizzano l’opera del Kathakali sono contribuiscono a creare nella mente dello spettatore sentimenti, percezioni ed emozioni di tale intensità che difficilmente raggiungibili altrove.

Fino a pochi decenni fa una performance di Kathakali poteva durare anche un mese. Attualmente in India si allestiscono rappresentazioni di una durata massima di 12/15 giorni.

Il gruppo Margi presenta in Europa due delle opere più famose:

“Duryodhana Vadham”, popolare e spettacolare, tratta dal Mahabharata, basata sulle lotte fra i due rami della Famiglia Reale: i 100 fratelli Kaurava usurpatori del trono contro i 5 Pandava che rimasero in esilio lungamente.

“Dakshyagam”, opera anch’essa popolare, piena di colore, con azioni rapide ed emozionanti che narra dell’astio fra Lord Shiva, il dio saggio e distruttore, che tutto può, contro il Re Daksha, orgoglioso ed arrogante che sarà annientato e quindi perdonato da Shiva stesso.


Margi Theatre
è uno dei più antichi gruppi di Kathakali del Kerala. Nella loro scuola si sono formati artisti capaci di tramandare questa nobilissima arte. Il loro training prende in considerazione tutti gli elementi fondamentali per la realizzazione di un’opera: testi, movimenti, musica, trucco. Gli artisti si specializzano in un ruolo caratteristico come ad esempio l’eroe, il male, o i ruoli femminili.

Gli artisti che partecipano al tour europeo sono 10 fra musicisti ed attori.

 

 

 

 

 

 

Il Kathakali è una forma di teatro danza (tradizionalmente recitata da soli uomini) che ha origine nell’India del Sud; un’arte unica che rappresenta temi tratti dai grandi poemi epici e dalla mitologia locale.

Nato in Kerala in tempi remoti, il Kathakali (che originariamente era una rappresentazione forte e cruda in cui la danza dominava sull’espressività teatrale ed i costumi erano semplici ed improvvisati come i canti), si è nutrito di tutti gli elementi naturali offerti dall’India del Sud: i paesaggi (che hanno fornito la palette dei colori usati), i dipinti e le sculture (utilizzate come scene), le arti classiche e popolari (le cui opere di legno e di metallo sono tutt’ora la fonte di ispirazione degli ornamenti), i rituali (che sono alla base del concetto di “distruzione del male”, uno dei temi più importanti del Kathakali).

Tutto questo, tessuto assieme alle caratteristiche sociali del Kerala ed ampliato con l’eredità delle arti marziali dei Kalari (mediante la quale gli attori hanno sviluppato la cultura della disciplina di corpo e mente), ha generato una forma teatrale poetica e visionaria nella quale i concetti astratti acquistano forma concreta, diventando familiari e comunicando attraverso movimenti simbolici e stilizzati.

Per raggiungere questa straordinaria forma di espressività, gli attori del Kathakali utilizzano un trucco stilizzato e molto elaborato, dei costumi speciali, uno speciale accompagnamento musicale fatto di cimbali e tamburi ed i “mudra” (gesti delle mani).

Il trucco serve per dimenticare le sembianze umane, per mettere in risalto gli occhi, il volto, le dita e per realizzare un infinito numero di espressioni. Il volto, infatti, rappresenta il campo dell’espressività al quale il trucco aggiunge potenzialità grazie agli occhi rossi allungati e circondati da spesse line e scure, ed alle labbra dipinte di rosso ciliegia che spiccano sull’incarnato verde.

Ogni elemento dei costumi e del trucco è studiato per rendere iperbolici i movimenti degli occhi e del corpo: le ampie gonne a ruota amplificano le caviglie sottili, i campanelli che scendono dal collo dilatano le torsioni del corpo; le unghie d’argento rappresentano i cinque petali del loto ma possono trasformarsi in artigli feroci; il colore rosso che raffigura la passione intensa può trasformarsi in immagine crudele…

La comunicazione fra i personaggi ed il pubblico non avviene attraverso l’espressione vocale, bensì attraverso i gesti delle mani ed i movimenti di occhi e volto. I mudra sono unici nel Kathakali ed assieme a tutti gi altri elementi che caratterizzano l’opera del Kathakali sono contribuiscono a creare nella mente dello spettatore sentimenti, percezioni ed emozioni di tale intensità che difficilmente raggiungibili altrove.

Fino a pochi decenni fa una performance di Kathakali poteva durare anche un mese. Attualmente in India si allestiscono rappresentazioni di una durata massima di 12/15 giorni.

 

 

Il gruppo Margi presenta in Europa due delle opere più famose:

 

“Duryodhana Vadham”, popolare e spettacolare, tratta dal Mahabharata, basata sulle lotte fra i due rami della Famiglia Reale: i 100 fratelli Kaurava usurpatori del trono contro i 5 Pandava che rimasero in esilio lungamente.

 

“Dakshyagam”, opera anch’essa popolare, piena di colore, con azioni rapide ed emozionanti che narra dell’astio fra Lord Shiva, il dio saggio e distruttore, che tutto può, contro il Re Daksha, orgoglioso ed arrogante che sarà annientato e quindi perdonato da Shiva stesso.

 

 

Margi Theatre è uno dei più antichi gruppi di Kathakali del Kerala. Nella loro scuola si sono formati artisti capaci di tramandare questa nobilissima arte. Il loro training prende in considerazione tutti gli elementi fondamentali per la realizzazione di un’opera: testi, movimenti, musica, trucco. Gli artisti si specializzano in un ruolo caratteristico come ad esempio l’eroe, il male, o i ruoli femminili.

Gli artisti che partecipano al tour europeo sono 10 fra musicisti ed attori.

Stelle da Oriente.

UNA PRIMA ASSOLUTA PER L’ITALIA

 30 agosto – 4 settembre 10 e 11 settembre 2002

 

TEATRO DI VILLA LAZZARONI

locandina

L’India è lo specchio di chi la guarda… oltre questa realtà, l’India è –in verità- una grande produttrice di cultura, non soltanto con le sue tradizioni ed il suo sapere millenario, ma anche con il suo presente. Venire a contatto con la cultura dell’India significa consentirsi molteplici incontri, offrirsi il contatto con scintille di genio e di creazione venute da altrove; uscire fuori dagli schemi del gusto (e, dunque, del piacere), realizzare lo straordinario, quel movimento interiore di “andare verso”, di aprire la mente, il cuore e le orecchie ad un ascolto ed ad una visione poco comune, ma altrettanto straordinaria

Grazie all’iniziativa dell’Ambasciata dell’India a Roma ed in particolare del nuovo Ambasciatore Himachal Som, già direttore dell’Istituto di Cultura indiano (ICCR), Roma diventa per dieci giorni la vetrina dei più importanti gruppi di danze tradizionali dell’India.

Questa breve rassegna offre un’opportunità unica di conoscere le maggiori forme di danza classica indiana. Saranno infatti le compagnie invitate (dopo venti anni di assenza) al Festival di Edimburgo ad offrire a Roma, per la prima volta, dei momenti straordinari di incontro con le affascinati e virtuosistiche danze tradizionali; per andare oltre i luoghi comuni e conoscere le diverse espressioni artistiche di una cultura viva, di un’India reale.

Dal 30 agosto all’11 settembre Roma accoglie un evento straordinario. Una rassegna di danze dall’India alla quale parteciperanno IN PRIMA ASSOLUTA PER L’ITALIA i più grandi danzatori contemporanei rappresentanti dei diversi stili di danza.

Il 30 agosto è in programma lo spettacolo dell’eccelsa danzatrice di Baratha Natyam Malavika Sarukkai, una vera stella internazionale che con le sue coreografie ha saputo infondere un’anima vivace alla tradizione.

Il 31 agosto Sonal Mansingh, la maggiore testimone della danza classica indiana, pensatrice, ricercatrice, coreografa attenta anche ai temi contemporanei sui quali ha creato numerose coreografie.

Il 1° settembre un’occasione di scambio e di incontro fra la nostra cultura e la cultura indiana grazie alla danza Kathak presentata da Rosella Fanelli: un’anima indiana in un corpo italiano, danzatrice di talento che da moltissimi anni studia e lavora in India.

Il 2 settembre sarà la volta di un’altra star della danza indiana Madhavi Mudgal con uno spettacolo di danza Odissi elegante e sofisticato nel quale unirà la sua sensibilità moderna con il significato più profondo e sacro di questa danza.

Il 3 settembre ancora uno scambio fra le due culture grazie al concerto di canto Dhrupad  tenuto da Francesca Cassio e i Rabindrasangeet (Canzoni del grande poeta e Premio Nobel Rabindranath Tagore) dalla voce straordinaria di Reba Som.

Il 4 settembre Sonal Mansingh chiuderà la prima parte della rassegna con un workshop di danza Odissi ed una “conferenza spettacolo” sugli stili di danza indiana.

La rassegna riprende nei giorni 10 ed 11 settembre per ospitare altri due interpreti di grande prestigio:

Il 10 ed 11 settembre Vyjayanti Kashi presenterà un workshop di danza Kuchipudi ed una conferenza spettacolo (10 settembre).

L’11 settembre concluderà la rassegna la troupe di danza Manipuri di Singhajit Singh, coreografo dalla straordinaria abilità creativa che ha dato vita a rappresentazioni uniche in questo stile.

 

 

Bambole e costumi dall’India

dal 30 ottobre al 18 novembre 2001 ore 16.30 – 20.00

La storia preziosa di una terra dai mille colori

BAMBOLE

 

“ Una collezione di oltre 50 bambole provenienti da tutti gli Stati dell’India approda a Roma nel suo “tour” che la vede presente in numerosi Stati europei.

Queste bambole artigianali realizzate in legno e stoffa raccontano le storie segrete di tutto il mondo indiano. Ci sono le sete del Kashmir, i personaggi del Kathakali, i costumi delle danze tradizionali (Barata Natyam, Odissi, Mohiniattam…) le raffigurazioni degli dei più amati (Krishna, Vishnu, Parvati…), i coloratissimi abiti del Rajasthan, gli abiti delle antiche tribù dell’Orissa e del Bihar, le spose Parsi, Manipuri, Punjabi e d altre ancora.

La mostra –per la prima volta in Italia- ci apre le porte della cultura indiana della grande magia dell’oriente.”

SPETTACOLI E CONCERTI

30 ottobre 2001

Concerto di inaugurazione – La musica del cuore
Kalipada Adhikary (percussioni e voce) – Amin Khan (harmonium e voce)

Fra le innumerevoli tradizioni musicali ed artistiche dell’India, i Baul del Bengala racchiudono nella loro musica e nella loro vita l’essenza di un pensiero mistico antichissimo. Cantori nomadi, menestrelli erranti, i “Folli di Dio”, come sono chiamati nel loro paese, sono infatti musicisti, poeti, danzatori che cantano poemi di rara bellezza, e storie vere. I canti sono dedicati alla divinità che risiede nel cuore di ogni uomo, sgorgano dal profondo delle loro anime ed hanno una ritualità che si esprime nei gesti, nei movimenti.
Nel concerto le musiche Baul si alterneranno a musiche tradizionali bengalesi antiche e moderne.

10 novembre 2001

Danze dall’India
Verena Priya Klameth

Elegante ed espressiva, legata al sofisticato linguaggio dei gesti (mudra) ed alla pantomima (abinhaya) ricca di valori estetici e di affabulazione, il Baratha Natyam (danza classica dell’India del Sud) è una sorta di preghiera danzata, uno sfavillante dialogo rituale con il divino. Originaria dell’Andra Pradesh, la danza Kuchipudi è invece un vero e proprio teatro-danza caratterizzata da movimenti e racconti dalla composita drammaturgia i cui temi provengono dalle storie mitiche e religiose. Il Kuchipudi, è una danza erotica, ma sempre pervasa da un tocco di spiritualità sublime.

 Verena Priya Klameth: è stata allieva di Lila Giri, danzatrice depositaria delle tradizioni delle Devadasi. Nel corso degli anni il suo repertorio si è arricchito di danze in parte molto antiche e preziose che le sono state affidate da famose maestre come Usha Raghawan e Malathy Thothardi.

17 novembre 2001

Concerto di sitar
Luigi Ara

La musica è dono di Shiva, ogni bellezza udibile è un riflesso della divina bellezza e la musica classica in India è chiamata margi sangit, ovvero musica per la salvezza. Legata alla narrazione degli stati d’animo dell’uomo, questa musica è dedicata ai diversi momenti della giornata, alle stagioni. I raga (piccola melodia che cresce e si espande come un fiore che sboccia) ha una sua emozionalità, un suo profumo ed un colore particolare. La sua dimensione non è univoca, ma si presta a miriadi di interpretazioni emozionali che dipendono dalle capacità e dai sentimenti del musicista…

La Danza del Tempio del Sole

Spettacolo di danza Odissi
con Meera Das Ensemble

17 settembre 2000
DOMENICA AI FORI
Via dei Fori Imperiali ore 17,30

meera das3

La danza è stata creata in un’unica forma dal dio Shiva, ma successivamente ha preso nomi e forme diverse, a seconda delle tradizioni ancestrali delle zone in cui si è sviluppata.
In Orissa, patria del culto del sole, sulle pareti dei templi gli antichi scultori incisero le diverse posizioni della danza Odissi che le sacre danzatrici (devadasi) studiavano in onore del dio Jagannath.
Lo stile Odissi è dunque davvero una forma ideale di danza di qualità “scultorea” che, nel corso del tempo, si è trasformato in una delle principali forme del teatrodanza classico indiano.
I movimenti del corpo e le posture aggraziate ed intricate esprimono le emozioni in un inscindibile legame con il ritmo, la musica e la passione popolare per la danza.
Vi si narrano storie di amori mitologici, di passioni, di apoteosi divine con movimenti lirici ed aggraziati, pose scultoree.
Uno stile di danza che racchiude in sé erotismo e spiritualità in una simbiosi che, superando la sensualità del corpo, approda ai margini del sublime.

 

India, suoni e sapori

16 luglio 1999 – ore 21.00

 

Vogliamo adottare un sogno: aprire un Osteria a Calcutta.

No, non è l’ennesimo tentativo di colonizzare ed europeizzare un Paese che già troppo soffre di occidentalizzazione…. È l’unico metodo pratico ed innovativo trovato da un piccolo gruppo di persone per poter autogestire il progetto socioculturale di un consultorio medico e psicologico, di un dispensario per generi alimentari di prima necessità, di una scuola; etc….

A Calcutta perchè l’India è un patrimonio di tutti, o meglio, perchè c’è un’ India per tutti: quella degli Ashram e quella degli slum, quella delle caste e quella degli esperimenti nucleari, quella della pace, dei mercanti, delle  multinazionali, del cinema, delle popolazioni tribali….

Autogestito per andare oltre “la beneficenza” e “il volontariato” e spalancare le porte su un mondo in continuo fermento e sviluppo, che pure ancora troppo subisce.

ARGILLATEATRI appoggia questo progetto ideando, assieme agli organizzatori di “Un’Osteria a Calcutta” una serata gastronomico-musicale dove assieme si potrà mangiare straordinari manicaretti indiani, ascoltando dal vivo della musica per far volare il corpo e lo spirito.

 

 IL RICAVATO DELLA SERATA VERRA’ DEVOLUTO AL PROGETTO “UN’OSTERIA A CALCUTTA”

Danza Katak dall’India del Nord

locarjuncon Pandit Arjun Mishra e Rosella Fanelli

15 luglio 1999 – ore 21.30

 

Torna in Italia Pandit Arjun Mishra il virtuoso della danza kathak, guru principale del Kathak Kendra di Lucknow (il piu’ importante centro per l’insegnamento e la diffusione della danza Kathak).

Il KATHAK e’ una danza dell’India del nord ed appartiene sia all’area induista che a quella musulmana. Originariamente era praticata dalla casta dei cantastorie detti Kathaka, cantori itineranti che narravano le storie epiche e sacre della mitologia indiana, facendo uso dell’espressione mimica del viso e di una complessa serie di movimenti gestuali (mudras). In seguito il Kathak entrò nelle corti Moghul dove assunse contenuti romantici ed estetici di sapore squisitamente islamico.

Sensualità, intensità ritmica e vituosismo tecnico (affidato in particolare al movimento dei piedi) sono le principali caratteristiche di questa raffinatissima danza

 

Arjun Mishra, figlio di musicisti, inizia giovanissimo a studiare kathak, tabla e canto esibendosi come danzatore solista nelle maggiori citta’ indiane. Perfezionatosi sotto la guida di Birju Maharaji, Arjun Mishra e’ diventato famoso, oltre che per i suoi singolari vistuosismi tecnici, anche per le molteplici e brillanti composizioni coreografiche nelle quali viene messo in luce il suo talento creativo e raffinato.

Rosella Fanelli, allieva del Maestro Arjun Mishra si dedica da 10 anni allo studio del Kathak. Il suo lavoro di danzatrice e ricercatrice e’ apprezzato sia in India che in Italia.

 

PANDIT ARJUN MISHRA e ROSELLA FANELLI  TERRANNO UN SEMINARIO DI DANZA KATHAK PRESSO ARGILLATEATRI GIOVEDI’ 15 LUGLIO DALLE ORE 10 ALLE ORE 13

Danza Mohiniattam e Concerto di Esraj

mohiniattam99con il patrocinio dell’AMBASCIATA dell’INDIA

 

19 febbraio 1999 – ore 21.00

SPETTACOLO DI DANZA MOHINIATTAM
“La danza delle incantatrici”
con Deepti Omchery Bhalla Group

20 febbraio 1999 – ore 21.00

CONCERTO DI ESRAJ
“Il suono di echi trascendenti”
con Alauddin Khan Group

21 febbraio 1999 ore 21.00
DANZA MOHINIATTAM e CONCERTO DI ESRAJ
Per la prima volta in Italia, ma famosissimi in Europa ed Asia,  il Gruppo di Esraj, guidato da Ustad Alauddin Khan  e la danzatrice di Mohiniattam Deepti Omchery Bhalla con il suo Gruppo portano sul palcoscenico di Argillateatri due forme artistiche tradizionali poco conosciute ed estremamente importanti nel panorama della musica e della danza etnica.

L’esraj è un antico e raro strumento a corde risalente all’epoca del Ramayana  che, nel corso del tempo, ha cambiato più volte nome (ravanhatta, dilruba…). Simile al Sitar ed al Sarangi (strumento popolare bengalese), l’ esraj  ha una peculiarità: il doppio gruppo di corde, uno dei quali viene accordato su una melodia e permette, così, di creare un alone sonoro che riporta suggestioni di echi trascendenti.

Ustad Alauddin Khan, che presenta con il suo gruppo Concerto di Esraj è stato il primo musicista a portare questo strumento alla Radio Nazionale Indiana. Studioso della tradizione musicale e ricercatore sulle possibilità del suono, Alauddin Khan ha sviluppato uno stile individuale nell’uso dell’ esraj. Acclamato in India, in Europa, Russia, Iran, etc. porta per la prima volta in Italia questo strumento dal suono metafisico.
Il mohiniattam, ovvero. la danza delle incantatrici (mohini sono le donne che suscitano il desiderio e rubano il cuore degli spettatori…), nasce nel 16° secolo in Kerala (India del Sud) come danza sacra che veniva eseguita nei templi dalle devadasi in onore del dio Vishnu . Ritmica, seduttiva e piena di grazia, questa danza, a differenza di altre (delle quali riprende, a volte, la struttura coreografica), coinvolge l’intero corpo in una serie di movimenti ininterrotti ed ondeggianti che si fondono l’uno nell’altro con dolcezza e leggerezza. Il mohiniattam è una danza molto teatrale sia per le interessanti espressioni del viso (abhinaya), che ricordano il kathakali, forma di teatro anch’essa proveniente dal Kerala; sia per la gestualità, ma soprattutto per la grande possibilità di improvvisazione che hanno le danzatrici, grazie alla struttura musicale, canora e coreografica della danza.

Deepti Omchery Bhalla ha iniziato ancora bambina a studiare la danza ed il canto, per poi intraprendere il kathakali sotto la guida dei più grandi maestri del Kerala. Ottima musicista e cantante dalla voce melodiosa e dalla perfezione tecnica, è rimasta affascinata dalla danza mohiniattam che è diventata la sua principale forma di espressione artistica e le ha fruttato numerosi premi in tutto il mondo. Deepti Omchery Bhalla, che è anche ricercatrice delle tradizioni musicali del Kerala viene per la prima volta in Italia a mostrare una forma di danza raffinata che, putrtoppo, sta lentamente scomparendo.