“Conosco il gioco.
Uno, due, tre: ho filato mille stelle nel cielo per creare il firmamento…
Uno, due, tre: ho tessuto una tela d’argento per sostenere il peso d’ogni vita…
Uno, due, tre, ho creato una rete sottile per raccogliere i sogni, i ricordi, le storie.”

Immaginato per la poetica di una giocoliere rientrato dal suo esilio spagnolo, El Juego si svolge ai margini della città, una discarica di rabbia, fuga e amore dove si intrecciano, sorretti dalla Donna Ragno, i destini di tre persone.

Una storia popolare di lotta, di potere e di fascinazione in una Spagna sognata, o ai margini di una metropoli, fra i graffiti e al confine tra un passato letterario ed un presente disturbato.

Una storia di musica, danza, penombra, sorpresa, brillare di lame, abilità e ritmo.

Ma di chi sono i racconti ed i ricordi? Del giocoliere dall’aspetto angelico, della danzatrice di flamenco (forza e dolore) o del musicista carico di note appassionate?

La donna-ragno conosce il gioco. Nella sua tela raccoglie i sogni e la memoria; con il suo filo avvolge tutti conducendoli fin dentro la non-realtà della vita.

“Conosco il gioco. Egli disse: ci sarà sempre bisogno di un martire per affermare la libertà!
Conosco il gioco. L’altro rispose: la storia non è mai infinita!
Conosco il gioco. E lei, con voce sottile: ma ogni storia altro non è che vita!”