Cose Usate

“Cosa succede quando, tornando a casa, non trovi più tuo marito, le tue certezze, un’intera parte della tua vita? Marina, maestra elementare persa nell’ovvietà di tutti i giorni rimane confusa. Rapinata delle sue verità, dei suoi vezzi e delle sue corazze, si inoltra lungo un sentiero dove il passato resterà impigliato nel grottesco ed il futuro la vedrà liberarsi di tutte le cose usate.….”

La scelta di adattare il testo Asta in cortile di Arnold Wesker, ad una visione più attuale e concreta della reattività femminile,  è all’origine di “Cose Usate”, che racconta come le donne contemporanee affrontino l’abbandono, gli ineluttabili cambiamenti di vita, le svolte imposte dal destino in maniera imprevedibile, spesso evitando le strade tracciate dalla cultura e dall’abitudine.

            Lo spettacolo ci conduce in un viaggio attraverso la maturazione psicologica di una donna: Marina, la protagonista, rifiutata, tradita ed umiliata si sente offesa, si rimprovera e si compiange quindi scopre, fra i suoi limiti e le sue possibilità un’aspirazione concreta e segreta:  la necessità di non farsi confondere, di uscire dalla sua gabbia ovattata dove abitudini e stereotipi non le hanno neanche dato modo di accorgersi della catastrofe imminente.

            Ironia e ridicolo mischiati a dolore e rimpianto. Nell’ansioso susseguirsi di stati d’animo con i quali gioca continuamente, Marina non permette mai agli “altri” di scoprire il confine tra il tragico ed il grottesco e rafforza così la sua figura di donna contemporanea che, anche nei momenti di disperazione, sa andare verso l’uscita, verso la riuscita.

          Con la capacità di chi sa essere brillante, sa farci ridere delle sue disgrazie senza darci mai la tranquillità dell’abitudine, spezzando a volte con un gesto, altre con un sorriso o con la rabbia l’assuefazione ad uno stile di vita che non è più nostro.

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